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Schulim Vogelmann

La storia di Schulim Vogelmann viene raccontata dai due figli, Daniel e Guidobaldo.

Schulim (nella foto insieme alla figlia, Sissel) nacque nel 1903 nella cittadina di Przemyslany, nella Galizia orientale, facente parte dell’impero austro-ungarico; nel corso del tempo tale cittadina sarebbe diventata dapprima polacca, successivamente sovietica e, infine, ucraìna. La famiglia Vogelmann era molto osservante e agiata. schulim vogelmann

All’inizio della prima guerra mondiale la famiglia lasciò la Galizia e si stabilì a Vienna, la capitale dell’impero. Finita la guerra, il fratello di Schulim, Mordechai, si recò a Zurigo per completare gli studi rabbinici, mentre Schulim decise di andare in Palestina per provare l’avventura sionista. Daniel racconta che sa ben poco dei tre anni che il padre passò in Israele, si ricorda solamente che per un certo periodo servì come caporale nell’esercito britannico. Nel frattempo, il rabbino capo di Firenze, Shemuel Zvi Margulies, incontrò Mordechai a un congresso sionistico in Svizzera e lo invitò a venire nella sua città per insegnare Talmud al Collegio Rabbinico; saputo ciò, anche il fratello, poco tempo dopo, dalla Palestina si recò nella città Toscana.

Schulim, desideroso di trovare un lavoro che gli permettesse di osservare il Sabato, conobbe il libraio, antiquario ed editore Leo Samuel Olschki, il quale assunse Schulim come compositore a mano, permettendogli di non lavorare il Sabato; successivamente lo nominò direttore della tipografia Giuntina. Dopo qualche anno Schulim si sposò con Anna Disegni e dal matrimonio nacque una bella bambina, Sissel.

Con le leggi razziali del 1938, le cose iniziarono a cambiare; Anna, che insegnava lettere, fu licenziata, e Sissel non potè più andare a scuola. Grazie a dei documenti falsi, la famiglia cercò rifugio in Svizzera, ma fu fermata dalla polizia fascista a Sondrio (dove oggi nella piazza principale ci sono i nomi degli ebrei arrestati), reclusa a San Vittore e il 30 gennaio 1944, dal binario 21 della stazione di Milano (nota), mandata in Polonia, ad Auschwitz. Anna e Sissel trovarono immediatamente la morte nelle camere a gas, mentre Schulim entrò nel campo con il numero 173484 (nota). Superò la selezione grazie al suo fisico robusto, alla conoscenza dello yiddish, del tedesco e del polacco e grazie al fatto di essere un operaio specializzato, maestro tipografo, infatti per questo fu sfruttato dai nazisti come stampatore e coniatore di sterline false. I familiari scoprirono solo dopo l’uscita del celebre film che Schulim, unico italiano, riuscì in qualche modo a entrare nella Lista di Schindler (nota). Visse in condizioni migliori rispetto agli altri deportati all’interno del campo di Auschwitz e anche grazie a questo non dovette fare la marcia della morte (nota).

Dopo la liberazione di Auschwitz, e quindi anche la liberazione della fabbrica di Schindler, Schulim si recò a Milano al centro di raccolta dei reduci, sperando di ritrovare la moglie e la figlia. Quando scoprì la triste realtà, tornò a Firenze, dove nella Tipografia Giuntina trovò la motivazione per non pensare al dolore, diventandone in seguito direttore. Il fratello nel frattempo era andato in Palestina salvando se stesso e la famiglia dalla deportazione. Dopo qualche tempo Schulim si recò a una festa di Hannukkah (nota), dove incontrò Albana Mondolfi, vedova naturale di Raffaello Passigli, morto alla vigilia dell’8 settembre (nota), e con lei trovò la forza di risposarsi. Albana era già madre di un bambino di otto anni, Guidobaldo, ed entrambi si erano salvati dalla deportazione nascondendosi in un convento nei pressi di Firenze. Dall’unione di Schulim e Albana nel 1948 nacque Daniel, il quale nell’intervista esclama “Ho dato il meglio di me nascendo!”; l’evento della nascita di un figlio, per chi aveva vissuto l’orrore, rappresentava una specie di miracolo e un ritorno alla vita.

Schulim provò a parlare della sua terribile esperienza, ma molti commenti e comportamenti increduli lo portarono a chiudersi in se stesso. Anche la Lista di Schindler fu un segreto che si portò nella tomba. Schulim morì nel 1974 in seguito a un problema di cuore (aveva avuto molti infarti, probabilmente il lascito di Auschwitz); prima di entrare in sala operatoria esclamò “era scritto!”.

NOTE:

  • Il Binario 21 della stazione ferroviaria di Milano oggi è sede del Memoriale della Shoah, situato al di sotto dei binari ordinari. Tra il 1943 e il 1945 questo fu il luogo da dove centinaia di deportati furono caricati su vagoni merci diretti ai principali campi di sterminio (Auschwitz-Birkenau, Bergen Belsen) o ai campi di raccolta italiani come Fossoli e Bolzano.
  • Fonte http://www.memorialeshoah.it/italiano/progettomemoriale.html
  • Picciotto, L. 1991. Il libro della memoria. Gli ebrei deportati dall’Italia (1943-1945). Milano, Mursia Editore. pag. 651 – Schulim Vogelmann
  • Oskar Schindler è stato un imprenditore tedesco, famoso per aver salvato durante la seconda guerra mondiale circa 1100 ebrei dallo sterminio con il pretesto di impiegarli come personale necessario allo sforzo bellico presso la sua fabbrica di oggetti smaltati, la D.E.F. (Deutsche Emaillewaren-Fabrik), situata a Cracovia. L’intera vicenda è stata scoperta grazie a un evento causale: l’incontro tra lo scrittore australiano Thomas Keneally e Leopold Pfefferberg, sopravvissuto allo sterminio grazie a Schindler. Keneally entrò nel negozio di Pfefferberg, i due si conobbero, divenendo amici; lo scrittore rimase colpito dalla storia che l’amico gli raccontò, e stabilì così i contatti con gli altri Schindlerjuden (gli “ebrei di Schindler”). Scrisse il romanzo La lista di Schindler da cui, successivamente è stato tratto il film del 1993 Schindler’s List, diretto da Steven Spielberg. (Wikipedia, voce Oskar Schindler)
  • Il termine marcia della morte si riferisce ai movimenti forzati di decine di migliaia di prigionieri, principalmente ebrei ma anche prigionieri di guerra, civili e omosessuali, dai campi di concentramento che nell’inverno del 1944-1945 stavano per essere raggiunti dalle forze sovietiche. I prigionieri vennero obbligati a marciare per decine di chilometri nella neve verso altri lager. Coloro che non riuscivano a seguire le colonne in marcia vennero brutalmente uccisi dalle guardie di scorta che seguivano la colonna e che si occupavano di finire con un colpo in testa tutti i prigionieri moribondi o stremati dalla stanchezza, che si accasciavano durante la marcia. La più vasta e conosciuta marcia della morte avvenne nel gennaio 1945, quando le forze sovietiche avanzando in Polonia, giunsero nei pressi di Auschwitz e i tedeschi decisero di trasferire verso l’interno della Germania i prigionieri del campo. Lo scopo era quello di non far cadere neanche un deportato vivo nelle mani degli Alleati, al fine di cancellare testimoni scomodi che potessero raccontare le atrocità dei campi nazisti. (Wikipedia, voce Marce della morte)
  • Hannukkah è una festività ebraica conosciuta anche con il nome di Festa delle Luci o Festa dei Lumi. In ebraico la parola Chanukkah significa “inaugurazione” o “dedica”, è infatti la festa che commemora la consacrazione di un nuovo altare nel Tempio di Gerusalemme. La festività dura otto giorni. (Wikipedia voce Hannukkah)
  • L’8 settembre 1943 è la data in cui viene proclamato l’armistizio di Badoglio. Costituisce l’annuncio dell’entrata in vigore dell’armistizio con gli Alleati, il proclama letto alla radio: «Il governo italiano, riconosciuta la impossibilità di continuare la impari lotta contro la soverchiante potenza avversaria, nell’intento di risparmiare ulteriori e più gravi sciagure alla Nazione, ha chiesto un armistizio al generale Eisenhower, comandante in capo delle forze alleate anglo-americane. La richiesta è stata accolta. Conseguentemente, ogni atto di ostilità contro le forze anglo- americane deve cessare da parte delle forze italiane in ogni luogo. Esse però reagiranno ad eventuali attacchi da qualsiasi altra provenienza». (Wikipedia, voce 8 settembre)