I sopravvissuti non potevano sentir parlare tedesco e difficilmente e parlavano dei tedeschi. Chi aveva la forza di andare tornava a visitare i campi di sterminio considerati i cimiteri dei loro cari defunti. C’era anche chi non ha mai avuto il coraggio di tornare e chi invece lo faceva portandosi però i fiori da casa.
Nel periodo dopo guerra in Germania è stata fatta un’epurazione che in Italia non è avvenuta, i tedeschi hanno avuto la capacità di mettersi in discussione, e dichiarare le loro colpe.
Già nell’inverno del 1942, i governi delle nazioni Alleate annunciarono pubblicamente la propria determinazione a punire i crimini di guerra compiuti dai Nazisti.
Il 17 dicembre 1942 i capi di governo di Stati Uniti, Gran Bretagna e Unione Sovietica emanarono la prima dichiarazione congiunta in cui si menzionava ufficialmente l’uccisione in massa degli ebrei europei e in cui si esprimeva l’intenzione di perseguire i responsabili di tutte le violenze contro le popolazioni civili.
Anche se c’era chi sosteneva la necessità di un’esecuzione immediata dei colpevoli, gli Alleati decisero di istituire un Tribunale Militare Internazionale – TMI.
I processi ai più alti funzionari dello Stato tedesco di fronte al Tribunale
si aprirono ufficialmente a Norimberga, il 20 novembre 1945.
Il processo più famoso per criminale di guerra si svolse a Gerusalemme, nel 1961, ad Adolf Eichmann, uno dei principali architetti della deportazione degli ebrei europei.
Eichmann catturato l’11 maggio 1960 a Buenos Aires, si ritenne per tutto il processo non colpevole.